Francesco Pungitore
Francesco Pungitore

Identità locale e sviluppo globale

Importante vetrina milanese per il progetto culturale “Naturium” lo scorso 19 giugno 2015. Su invito della Planet Life Economy Foundation Onlus, Giovanni Sgrò e Francesco Pungitore, rispettivamente coordinatore e portavoce del progetto, hanno relazionato al “Green Retail Forum & Expo”, sul tema “Territorialità e circolarità” portando la loro esperienza maturata in Calabria. L’appuntamento, svoltosi nell'arco di due intere giornate presso la “Fabbrica del Vapore”, in via Procaccini, è stato interamente dedicato al tema della “Distribuzione sostenibile” ed ha registrato gli interventi dei più autorevoli rappresentanti nazionali dei settori G.d., D.o. e best practice. 

La relazione di Francesco Pungitore

Milano 19.06.2015 - Il progetto culturale “Naturium” parte da molto lontano. Ciò che noi vediamo oggi con maggiore evidenza è l'effetto imprenditoriale del marchio: il più grande negozio bio della Calabria. Eppure è bene considerare che questo risultato è frutto di un lungo lavoro esplicitamente filosofico, che si richiama alle correnti del cosiddetto “pensiero meridiano”. Il “pensiero meridiano” nasce negli anni '90 del secolo scorso, nell'alveo di un circuito culturale universitario che metteva assieme figure di spicco del mondo accademico calabrese. Cito, tra tutti, Mario Alcaro, docente Unical, scrittore e filosofo, scomparso ormai da qualche anno ma i cui studi hanno sicuramente lasciato una traccia profonda nel dibattito sulla cosiddetta questione meridionale. L'oggetto della sua riflessione era l'idea di un'altra modernità possibile per il Sud, ovvero l'ipotesi di una svolta nel modo di analizzare, giudicare e progettare il futoro del Sud. In altre parole, ciò che presagiva era una rifondazione della  dignità di questo territorio, attraverso la demolizione di stereotipi e luoghi comuni e una parallelo recupero di quei valori, di quelle virtù che potevano diventare i nuovi punti di forza della sua ritrovata identità. Muovendo da questi spunti è scaturito quel complesso insieme di attività che ha portato alla formazione del “Naturium” inteso come progetto culturale, ovvero come proposta di modello di sviluppo locale ancorata alla più forte tradizione filosofica del Mezzogiorno: ovvero il “naturalismo”. Tutto ciò non è un mero guardare al passato in termini di pura idolatria, ma è un pensare ai problemi del presente e alle possibili soluzioni da mettere in campo. Se ci troviamo qui, oggi, a discutere di questi argomenti, è perché la natura appare evidentemente minacciata da quei percorsi di globalizzazione che spingono verso la distruzione delle risorse, delle diversità biologiche, dell'ambiente. La natura appare in una condizione di rischio. Ma ciò accade perché, probabilmente, nel procedere della globalizzazione si è perso quel radicamento di senso che nella filosofia naturalistica, magnogreca e successiva, definiva dei precisi  paradigmi di riferimento, per l'individuo-uomo e per la trama delle sue relazioni, con gli altri uomini e con le cose che lo circondano. La domanda che ci siamo posti è, dunque, ben chiara: esiste un Sud capace di esprimere ancora, nel presente, quelle potenzialità inespresse che, però, custodisce e porta con sé, nel suo ethos, attraverso secoli e secoli di storia, tradizioni, valori, antropologia, forme sociali e di civilizzazione? A nostro avviso sì. A nostro avviso passa proprio attraverso un processo di rivitalizzazione delle culture locali una salutare reazione pacifica al senso di sradicamento e standardizzazione che si accompagna con la globalizzazione del mondo, con tutti gli annessi pericoli per l'uomo e la natura che abbiamo appena descritto. Recuperare, invece, il concetto antico di “benessere”, lo “stare bene” del naturalismo meridionale, con tutte le sue implicazioni dirette e indirette (in senso alimentare, spirituale, collettivo), significa riaffermare una identità, una sensibilità peculiare che va ad arricchire e migliorare l'inevitabile (questo è ovvio) interpretazione globale del mondo con cui dobbiamo tutti fare i conti in questo frangente della storia. Ma globalizzazione non deve significare, necessariamente, cancellare il senso della socialità primaria, della comunità. Esiste una specificità meridionale che, a nostro avviso, non è un limite ma un risorsa. Una specificità di pensiero, di modello, di natura, di sviluppo. E' il Meridione dell'agroalimentare biologico di qualità, perché no. E' il Meridione dei rapporti solidali, della cultura del dono e dei legami comunitari, che si riflettono nel rispetto nei confronti dell'altro: sia esso un altro uomo o la natura stessa. E' uno stile di vita, dunque, che può essere recuperato e reimmesso nei circuiti globali per dire che sì: c'è un altro mondo possibile. C'è un altro mondo di possibilità, di economia, di fare impresa.

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