Partecipato convegno storico-filosofico, l'8 luglio 2011, presso l'Hotel Nocchiero di Soverato, importante città turistica calabrese. Al centro dell'iniziativa, promossa dal giornalista e filosofo Francesco Pungitore, una tematica complessa: "Ricerca di senso: da Pitagora a Damanhur, similitudini filosofiche per un messaggio di pace, dialogo e tolleranza". Il confronto a più voci ha abbracciato un territorio ampio di conoscenza, tra due poli principali di riferimento: da una parte Pitagora e, dunque, l'orgoglio e la luce della nostra Magna Graecia; dall'altra Damanhur, quindi, una moderna comunità spirituale che opera da 35 anni in Piemonte e oggi viene osservata con grande attenzione da università e istituzioni tanto da meritare premi e riconoscimenti di assoluto prestigio internazionale. In mezzo il problema dei problemi, ovvero Dio e il senso della vita, il momento essenziale e definitorio di ogni seria indagine metafisico-filosofica; e poi la visione medico-omeopatica dell'uomo come individuo e unità umana e, quindi, come superamento della scissione e del conflitto tra anima e corpo. Ne hanno discusso, in ordine di intervento: Francesco Pungitore, dottore in filosofia e giornalista, presidente del comitato organizzatore del convegno; Silvio Palombo, membro della comunità di Damanhur; Eugenio Fizzotti, presidente dell'Associazione di Logoterapia ed Analisi Esistenziale Frankliana, docente di Psicologia della Religione e Deontologia professionale presso l'Università pontificia salesiana di Roma; Giovanni De Giorgio, medico chirurgo, studioso e autore di testi sull'Omeopatia, membro del Forum delle medicine non convenzionali presso l'Ordine dei medici di Roma. Ma cos'è Damanhur? Damanhur è nata nel 1975 quando, intorno alla figura di Oberto Airaudi, si riunì un gruppo di persone che progettarono la creazione di una nuova società, dove la vita di ogni giorno fosse l'applicazione pratica di valori spirituali. Oggi la Federazione di Damanhur conta circa 1.000 cittadini e si estende su circa 500 ettari di territorio disseminati in Valchiusella e nella zona dell'Alto Canavese, ai piedi delle Alpi piemontesi. Dal convegno è emersa l'immagine univoca di un fenomeno profondo e complesso, che non merita di essere liquidato con valutazioni superficiali o, peggio ancora, con giudizi frutto di una assoluta ignoranza della realtà di cui si parla. Un fenomeno di rilevanza mondiale, non a caso premiato recentemente dall'Onu come modello sociale alternativo, come eco-società sostenibile. Una realtà che collabora e dialoga attivamente sui temi dell'arte, della spiritualità, della medicina cosiddetta non convenzionale e del rispetto dell'ambiente con decine di università italiane e straniere. Insomma, una esperienza importante, serissima, che merita rispetto e attenzione. Ma Damanhur può essere letta anche come una reinterpretazione moderna delle antiche comunità pitagoriche che, secoli e secoli fa, animavano le poleis della nostra Magna Graecia? Secondo i relatori che ne hanno discusso a Soverato questo possibile legame esiste. Anzi si ripropongono esplicitamente in Damanhur gli sforzi di pensiero di quegli antichi Pitagorici che ricercavano le cause e i principi primi, non disdegnando l'impegno politico per costruire un mondo nuovo di armonia e bellezza. Quegli antichi Pitagorici che studiavano la musica pensando di trovare le regole, le leggi dell'ordine cosmico nella perfezione dei rapporti numerici, degli accordi e delle melodie. Non è forse "pitagorico" credere nell'essere umano come creatura complessa destinata alla consapevolezza? Credere nella vita come evento non casuale, come principio divino da risvegliare? Credere, alla fine, anche nel sogno di un mondo migliore, solidale, pulito, sano?