sul libero pensiero

La filosofia oggi viene ancora studiata con riferimento alla sua storia, alla storia dei filosofi che hanno prodotto della filosofia. Una prospettiva che andrebbe, quantomeno, messa in discussione. Ci chiediamo: la storia della filosofia è davvero la storia di un inarrestabile progresso? Prima Talete, poi Anassimene, Anassimandro, Platone, Aristotele... Davvero, ognuno ha portato avanti, perfezionato, chiarito, contestato e corretto il discorso di chi veniva prima? Se fosse così, la filosofia moderna sarebbe una correzione del discorso avviato dai Greci. La filosofia contemporanea avrebbe reso più evoluta la filosofia moderna. Questa immagine è ancora, obiettivamente, difendibile? La realtà appare ben diversa. La lettura di Telesio può darci, oggi, più arricchimento spirituale di un passo di Wittgenstein. E Heidegger sembra tanto più vicino a Platone, Eraclito e Parmenide del caro, vecchio Aristotele. Insomma, la storia della filosofia si presenta come una ricerca, spesso, multiforme, fatta di voci isolate o, al contrario, di ripetizioni cicliche. Voci, in ogni caso, accomunate da una medesima passione per la verità. Questo è il punto davvero cruciale. La filosofia non si esaurisce nella sua storia. Ma se la filosofia è il tentativo che l'uomo mette perennemente in atto per trovare un senso a tutto ciò che gli accade, allora, in questa prospettiva, la storia della filosofia può tornare ad essere utile. Parliamo di concetti, di idee. Prendiamo spunto da queste riflessioni, senza guardare ai filosofi del passato come una sequela concatenata di figure orientate verso una progressiva evoluzione. Prendiamo spunto, ma solo per chiarire meglio a noi stessi il nostro vivere in questo mondo, il nostro rapportarci agli altri, il nostro gioire, soffrire e sperare. Parliamo di libertà, di libero pensiero, e non possiamo che fare riferimento a Giordano Bruno, alle sue vicende esistenziali, al suo esempio.